Più che uno strumento per combattere l’evasione fiscale, il redditometro ha rappresentato un vero e proprio incubo per milioni di contribuenti e, dopo essere stato congelato dall’amministrazione finanziaria, adesso è stato archiviato anche in via normativa.
Con il decreto Dl 87/2018 del nuovo Governo Conte si mette in stand by l’uso degli indicatori per gli accertamenti dall’anno fiscale 2016. Ne consegue che i contribuenti già individuati per gli anni precedenti al 2015 e per i quali non c’è corrispondenza tra la “ricchezza” reale e il reddito riportato nella dichiarazione saranno costretti comunque a difendere la loro posizione e giustificare i costi extra sostenuti.
Tuttavia, i termini ultimi per riscrivere il provvedimento del 2015 sono abbastanza ampi e per tutti gli accertamenti che si riferiscono al 2016, c’è un buon margine di tempo: fino al 2022.

Studi di settore e redditometro: arrivano gli ISA
In realtà, la nuova versione del redditometro potrebbe non prendere mai il via, per due fondamentali motivi:
1. la nascita degli ISA che andranno a sostituire gli studi di settore a partire dalle dichiarazioni del prossimo anno e lo “scambio” tra accertamento sintetico e incoraggiamento della compliance da mettere in atto con l’addio definitivo al redditometro;
2. lo scarsissimo utilizzo del redditometro, così come dimostrato anche dai numeri della Corte dei conti.
Per molti aspetti, il destino del redditometro è simile a quello degli studi di settore (che non hanno prodotto nemmeno lontanamente le cifre sperate), almeno come strumento di controllo all’evasione fiscale. Basti pensare ad esempio che gli accertamenti veri e propri, eseguiti nel 2017, sono stati quasi l’81% in meno rispetto al 2012 (poco più di 2.500).
A compensare le mancanze (o il loro inefficace funzionamento) delle “vecchie” misure di controllo, ci penseranno gli ISA (indicatori sintetici di affidabilità fiscale) che avranno il compito di fungere da vere e proprie pagelle fiscali da applicare a quasi quattro milioni di partite Iva. Grazie a questi nuovi indicatori, i contribuenti che otterranno una votazione alta in rapporto ai valori riguardanti la loro attività economica, potranno ottenere dei vantaggi fiscali. E il tanto temuto redditometro potrebbe andare in pensione una volta per tutte.